La ricerca condivisa e approfondita nel Congresso "Liturgia ed evangelizzazione", pur con una notevole diversità di approcci e di prospettive, ha contribuito in maniera significativa a far comprendere che la bellezza che evangelizza nella liturgia non è "cosmetica", frutto di sofisticati artifici, né una bellezza "estetizzante", espressione di uno spirito aristocratico che mira a distaccarsi dalla massa, o solo «un fattore decorativo dell'azione liturgica» (Sacramentum caritatis, 35), e neppure una bellezza edonistica e spettacolare, che garantisce nell'immediato emozioni a basso prezzo. Nel «nucleo fondamentale» della fede, che si celebra nella liturgia, «ciò che risplende è la bellezza dell'amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto» (Evangelii gaudium, 36). Si tratta della bellezza che è possibile riconoscere nel volto del fanciullo, come nel volto dell'anziano, una bellezza sempre "in relazione": chi sa ravvisarla abbraccia e riconosce tutta la persona, non si arresta neppure di fronte al volto sfigurato del Crocifisso e dei suoi fratelli e sorelle che si incontrano nella storia. Il Congresso, promosso dalla Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana e organizzato in collaborazione con la Pontificia Università Gregoriana (Roma 25-27 febbraio 2015), ha inteso accogliere l'invito di Papa Francesco a riscoprire la bellezza evangelizzante della liturgia e, inserendosi nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, ha riportato al centro il tema dell'annuncio del Vangelo che una Chiesa "in uscita" realizza primariamente mediante la singolarità della celebrazione liturgica.