Mons. Felice Rainoldi
Il maestro Mons. Felice Rainoldi, da molti anni stimato collaborare dell'Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, il 31 dicembre u.s., mentre nella Cattedrale di Como si cantava il Gloria da lui composto, ha compiuto il suo Esodo Pasquale.
Nato l'11 giugno 1935, negli ultimi mesi era stato colpito da una forma molto aggressiva di leucemia. Si è spento nella sua Morbegno in provincia di Sondrio. Le esequie sono state celebrate a Morbegno, nella collegiata di san Giovanni Battista, sabato 2 gennaio alle ore 14.30.
L'Ufficio Liturgico Nazionale esprime viva gratitudine alla Chiesa di Como per il qualificato apporto che Mons. Rainoldi ha offerto con competenza e passione alla formazione liturgico-musicale delle Chiese che sono in Italia e, mentre eleva la preghiera di suffragio presso l'altare del Signore della vita, esprime sentite condoglianze ai parenti, ai confratelli e agli amici tutti.
Riportiamo di seguito il ricordo di p. Eugenio Costa, carissimo amico:
Don Felice Rainoldi, presbitero della diocesi di Como, il 31 dicembre scorso ha concluso, sugli ottant'anni, una vita, eccezionalmente piena, di pastore (parroco), di musicologo, di liturgista, di musicista (compositore e direttore di coro), di docente, di ricercatore, e di attivo propulsore, nel nostro Paese, della riforma conciliare in campo liturgico-musicale. Valtellinese puro sangue, ha fatto confluire nella sua operosa esistenza la tenacia alpina, la densità lacustre, la precisione dell'uomo in ricerca e la passione del musicista a 360 gradi. Dai suoi maestri, don Luigi Agustoni, il M° Luigi Picchi, i docenti del Pontificio Istituto di Musica sacra di Milano, ha assimilato non solo le necessarie competenze, ma soprattutto un'esigente serietà nella ricerca, e nell'elaborazione dei suoi risultati. Sono numerosi i suoi volumi di analisi e commento dei principali aspetti del canto e della musica nella celebrazione, rinnovata dal Vaticano II. La sua opera più impegnativa, un vero gioiello della storiografia musicale italiana, rimane la sua storia della musica sacra: Traditio canendi. Appunti per una storia dei riti cristiani cantati (Roma, 2000), ampia, strutturata, ricca di molta documentazione. Ma il suo senso pastorale, sentito anche come un impegno culturale, lo ha portato a dedicare molto lavoro, unitamente ai colleghi della vicina diocesi svizzera di Lugano, alla raccolta di canti Lodate Dio (1971), uno dei primi importanti repertori regionali di canti per la liturgia di oggi, di cui molti elementi, spesso di sua composizione, sono stati accolti nel Repertorio Nazionale (2009) della C. E. I. Oltre a un prolungato insegnamento nel Seminario diocesano di Como e alla sua attività di maestro di coro nella sua cattedrale, don Felice è stato un perno dei corsi estivi per animatori musicali, istituiti dall'area italiana di Universa Laus, gruppo di studio del quale peraltro fu uno dei membri "storici", come pure del Corso di perfezionamento liturgico-musicale (COPERLIM) della C. E. I., fiore all'occhiello fra le iniziative della Chiesa in Italia. Le attività dell'Ufficio Liturgico Nazionale lo hanno di frequente impegnato, fino al lavoro recente nel gruppo incaricato dei "recitativi" da inserire nella futura, nuova edizione del Messale Romano italiano. Ha speso i suoi ultimi anni, pur nella fatica della lotta contro la malattia, in particolare attorno a ricerche, preziose e originali, sulla storia religiosa della sua terra natale: a pochi giorni prima del suo commiato, ha ancora presentato pubblicamente il suo ultimo lavoro in questo campo.
Ricordare un amico, buono e fedele, enumerando i dati e i ricordi che ne disegnano la memoria, non avrebbe molto senso, se non si desse testimonianza dei segni viventi del suo animo, profondo, insieme tenero e fiero, appassionato e generoso, che lo hanno reso caro a tutti quelli che lo hanno conosciuto, condividendone gli ideali, le fatiche, le battaglie, le speranze, in un clima ecclesiale attraversato spesso da forti tensioni, ma fecondo di un presente innovatore e di un futuro che promette. Don Felice, di te, per te e con te rendiamo grazie di tutto al Signore, che ti ha benedetto: al momento stesso in cui andavi incontro a Lui, nella tua cattedrale comasca si cantava il "Gloria in excelsis" di tua mano, segno bellissimo.